PEI - PIANO EDUCATIVO INDIVIDUALIZZATO
Cos'è il PEI, chi lo compila, per quali alunni, su quale base viene compilato, la Legge 104/92...
Le informazioni necessarie per la compilazione di un PEI vanno prese dal PDF (Profilo Dinamico Funzionale)...
MODELLO PEI/PDF
Un modello da poter compilare al PC.
Guida modello PEI/PDF
Una guida esplicativa per la compilazione del PEI/PDF.
NORMATIVA RIGUARDANTE il PEI:
INDICAZIONI OPERATIVE SUI BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI (BES) - Circolare Ministeriale 6 Marzo 2013 (pdf)
EDUCAZIONE E APPRENDIMENTO NELLA SCUOLA: AUTISMO, BES, DSA, PDP, PEI... - NORME DI RIFERIMENTO
venerdì 17 giugno 2016
lunedì 24 agosto 2015
PROGETTO EDUCATIVO - Le premesse
LE PREMESSE DI UN PROGETTO EDUCATIVO
Progettare nella sua radice etimologica significa “gettare avanti” .
Progettare è volere dare delle risposte ad una domanda, per cambiare una determinata situazione.
Progettare nella sua radice etimologica significa “gettare avanti” .
Progettare è volere dare delle risposte ad una domanda, per cambiare una determinata situazione.
CAMBIAMENTO
È dunque il cambiamento il nodo centrale del progetto. Cambiamento che può essere inteso talvolta anche come mantenimento di determinate situazioni (es. abilità acquisite)
Nella progettazione ci sono essenzialmente due modelli culturali di riferimento: quello scientifico/lineare e quello complesso.
Nel modello culturale complesso si dà importanza soprattutto al processo di micro-scelte.
Le micro-scelte nascono poiché non tutto ciò che succede nel quotidiano è governabile.
Il cambiamento è spesso irregolare, discontinuo ed incoerente; talvolta capitano eventi non prevedibili che modificano il percorso pre-visto. La realtà quindi procede per concatenazioni che noi non sempre riusciamo a controllare; si è all'interno di un percorso che non è mai lineare.
INTERROGARSI SULLA REALTA'
All'inizio del percorso, dovremmo riflettere sul problema di “interrogare il reale”, ovvero dovremo farci delle domande sulle persone (utenti, minori, alunni, ecc) sulle quali si definiranno obiettivi e finalità del progetto.
E' importante capire quali sono le nostre rappresentazioni sul problema per entrare in contatto con le rappresentazioni altrui. Quale visione hanno gli altri del proprio bisogno, come lo vivono?
Fare un progetto è riflettere su una necessità, una domanda e dare a questa una risposta. Progettare è poi avere la ragionevole flessibilità per ripensare e ridefinire se è il caso, obiettivi e metodologie d'intervento anche durante il percorso educativo, ovvero anche dopo la stesura del progetto stesso.
Il minore prima di tutto, prima di ogni teorica previsione.
Nella progettazione ci sono essenzialmente due modelli culturali di riferimento: quello scientifico/lineare e quello complesso.
Nel modello culturale complesso si dà importanza soprattutto al processo di micro-scelte.
Le micro-scelte nascono poiché non tutto ciò che succede nel quotidiano è governabile.
Il cambiamento è spesso irregolare, discontinuo ed incoerente; talvolta capitano eventi non prevedibili che modificano il percorso pre-visto. La realtà quindi procede per concatenazioni che noi non sempre riusciamo a controllare; si è all'interno di un percorso che non è mai lineare.
INTERROGARSI SULLA REALTA'
All'inizio del percorso, dovremmo riflettere sul problema di “interrogare il reale”, ovvero dovremo farci delle domande sulle persone (utenti, minori, alunni, ecc) sulle quali si definiranno obiettivi e finalità del progetto.
E' importante capire quali sono le nostre rappresentazioni sul problema per entrare in contatto con le rappresentazioni altrui. Quale visione hanno gli altri del proprio bisogno, come lo vivono?
Fare un progetto è riflettere su una necessità, una domanda e dare a questa una risposta. Progettare è poi avere la ragionevole flessibilità per ripensare e ridefinire se è il caso, obiettivi e metodologie d'intervento anche durante il percorso educativo, ovvero anche dopo la stesura del progetto stesso.
Il minore prima di tutto, prima di ogni teorica previsione.
L.C.
mercoledì 24 giugno 2015
L'EDUCATORE ALL'INTERNO DELLA SCUOLA
L'Educatore
professionale, all'interno di contesti scolastici, solitamente
presta aiuto a minori con disturbi di carattere comportamentale e/o
relazionale (ADHD, Disturbo oppositivo provocatorio, ecc.).
Insegnare ed educare devono complementarsi abilmente |
Nel
primo caso l'educatore deve con-frontarsi con la figura di
sostegno, cercando con essa di rendere possibile una presa
in carico globale del bambino. La figura educativa dovrà
interagire efficacemente anche con il responsabile di sezione (o
classe) e con gli insegnanti con i quali andrà a collaborare.
Mentre
la figura di sostegno si
occupa prevalentemente di didattica, quella educativa - per sua
natura - lavorerà in prevalenza su aspetti dell'alunno quali la
relazione interpersonale, il comportamento, i vissuti emotivi, le
aspettative, i bisogni e i desideri. Sicuramente l'educatore andrà ad integrare
anche l'aspetto didattico, ma come uno dei vari momenti
dell'incontro all'interno dell'ambiente scuola.
Educatori e insegnanti differiscono per mansioni, ma lavorano insieme su alcuni
obiettivi e sulle finalità ultime dell'intervento, che devono
essere con-divise. Una cooperazione che presuppone un
confronto periodico, per verificare il progetto e l'andamento della
situazione.
La
costante fondamentale delle attività - siano esse didattiche siano
più ludiche, creative e/o espressive - è il dialogo e quindi
l'ascolto dell'altro, che l'educatore deve sempre saper
prestare. Per far emergere vissuti, emozioni, tensioni positive e
negative e poterle rielaborare insieme, dando un
senso alle esperienze, alle istanze che spesso la persona (il minore in questione)
fatica a trovare.
Insegnare
ed educare devono complementarsi abilmente. Se insegnare
è portare il mondo esterno (conoscenze, informazioni) dentro
la persona, l'educare (educere) è tirare
fuori, far emergere dal mondo interiore le emozioni, le abilità,
ecc. per far meglio esprimere il soggetto. Entrambi i ruoli con la
finalità di far crescere meglio la persona, ampliando il proprio
mondo possibile.
Luigi
Cattaneo
Educatore
professionale
martedì 28 aprile 2015
BES - BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI
BES (Bisogni Educativi Speciali) raggruppa tre problematiche:
- Disabilità certificata (Legge 104/92)
- Disturbi Evolutivi Speciali (DSA, ADHD....) hanno come riferimento normativo la Legge 170/2010
- Svantaggio (socio-culturale, ...)
NORMATIVE DI RIFERIMENTO:
Decreto Ministeriale 12 Luglio 2011 (pdf)
LINEE GUIDA PER IL DIRITTO ALLA STUDIO DEGLI STUDENTI CON DISTURBI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO (DSA) - Allegate al Decreto Ministeriale 12 luglio 2011 (pdf)
SRUMENTI DI INTERVENTO PER ALUNNI CON BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI (BES) E ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE PER L'INCLUSIONE SCOLASTICA - Direttiva Ministeriale 27 dicembre 2012 (pdf)
1. BES: i Bisogni Educativi Speciali
1.2 Alunni DSA
1.3 Alunni ADHD
1.4 Funzionamento cognitivo limite
1.5 Adozione di strategie di intervento per BES
1.6 Formazione
2. Organizzazione territoriale per l’ottimizzazione dell’inclusione scolastica
ADHD - NOTA Miur alla Circolare n° 4089 del 15 giugno 2010
con oggetto “PDP per alunni con ADHD” (in pdf)
PDP o PEI per STUDENTI ADHD: CHIARIMENTI - Circolare (pdf)
- Disabilità certificata (Legge 104/92)
- Disturbi Evolutivi Speciali (DSA, ADHD....) hanno come riferimento normativo la Legge 170/2010
- Svantaggio (socio-culturale, ...)
NORMATIVE DI RIFERIMENTO:
Decreto Ministeriale 12 Luglio 2011 (pdf)
LINEE GUIDA PER IL DIRITTO ALLA STUDIO DEGLI STUDENTI CON DISTURBI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO (DSA) - Allegate al Decreto Ministeriale 12 luglio 2011 (pdf)
Art. 2 - Individuazione di alunni e studenti
con DSA; Art. 3 -
Linee guida; Art. 4 - Misure educative e didattiche; Art. 5
- Interventi didattici individualizzati e personalizzati; Art. 6 -
Forme di verifica e di valutazione; Art. 7 - Interventi per la formazione; Art. 8 -
Centri Territoriali di Supporto; Art. 9 - Gruppo di lavoro nazionale
SRUMENTI DI INTERVENTO PER ALUNNI CON BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI (BES) E ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE PER L'INCLUSIONE SCOLASTICA - Direttiva Ministeriale 27 dicembre 2012 (pdf)
1. BES: i Bisogni Educativi Speciali
1.2 Alunni DSA
1.3 Alunni ADHD
1.4 Funzionamento cognitivo limite
1.5 Adozione di strategie di intervento per BES
1.6 Formazione
2. Organizzazione territoriale per l’ottimizzazione dell’inclusione scolastica
2.1 I CTS – Centri Territoriali di Supporto
2.2 Funzione dei Centri Territoriali di
Supporto
2.3 Regolamento dei CTS
2.4 Organizzazione interna dei CTS
INDICAZIONI OPERATIVE SUI BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI (BES) - Circolare Ministeriale 6 Marzo 2013 (pdf)
ADHD - Circolare n° 4089 del 15 giugno 2010 (pdf)
INDICAZIONI OPERATIVE SUI BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI (BES) - Circolare Ministeriale 6 Marzo 2013 (pdf)
ADHD - Circolare n° 4089 del 15 giugno 2010 (pdf)
ADHD - NOTA Miur alla Circolare n° 4089 del 15 giugno 2010
con oggetto “PDP per alunni con ADHD” (in pdf)
PDP o PEI per STUDENTI ADHD: CHIARIMENTI - Circolare (pdf)
domenica 17 agosto 2014
ASSISTENZA DOMICILIARE MINORI
ADM: Assistenza Domiciliare per Minori
L'educativa domiciliare si differenzia da molti altri interventi, principalmente perchè l'operatore svolge l'intervento direttamente nel luogo in cui la persona vive quotidianamente.
L'educativa domiciliare si differenzia da molti altri interventi, principalmente perchè l'operatore svolge l'intervento direttamente nel luogo in cui la persona vive quotidianamente.
L'educatore recandosi dal minore si inserisce nel suo
contesto quotidiano e comunitario, nella famiglia e nelle reti
sociali. L'educatore che lavora
in una ADM, non svolge mai una relazione esclusivamente duale con il
bambino o ragazzo: lavora contemporaneamente anche con il contesto:
con la famiglia e le reti annesse. Entrare nella famiglia è entrare in un sistema culturale e
sociale da scoprire e accettare, se si vuole progettare insieme
percorsi di cambiamento o sostegno al minore.
Entrare a domicilio è quindi entrare in un
ambiente socio-culturale ben strutturato e radicato che per essere rispettato, deve prima essere compreso dall'interno.
Non avendo una struttura che garantisca e tuteli
costantemente l'operatore (e l'utente), conquistare fiducia è il
primo ed essenziale passo, poiché oltre i colloqui di presentazione
con l'Assistente sociale, l'azione educativa si svolge lontano da
protezioni dirette ed immediate.
Soltanto con una relazione autentica, coerente e carica di fiducia, pur mantenendo le asimmetrie dei diversi attori in gioco, si formano le basi per un processo educativo il più possibile condiviso da tutti i protagonisti in gioco e per questo con maggior probabilità di successo.
Luigi Cattaneo
Educatore professionale
martedì 29 luglio 2014
PSICOLOGIA DI COMUNITA'
PSICOLOGIA DI COMUNITA' come METODOLOGIA DELL'INTERVENTO EDUCATIVO
La
Psicologia di Comunità tenta
di ragionare
sulla
complessità
dell'inter-relazione
che
sussiste tra
le persone, il loro
contesto e i sistemi sociali di cui fanno parte.
La
Psicologia
di Comunità
si propone di migliorare la qualità
di vita delle
persone proprio agendo
sulla relazione
tra la persona ed il suo
ambiente. I concetti chiave di questo approccio
psicologico sono:
- Senso di comunità;
- Sostegno sociale;
- Mutuo e auto – aiuto.
Lo
psicologo Stanley
Murrell
sottolinea l'importanza di poter partecipare
al proprio benessere
(benessere,
che
non è un dato assoluto).
Una
variabile
fondamentale
per costruire il benessere è
il
potere,
che
è presente inevitabilmente tra
persone
e sistemi, di cui si dovrebbe essere consapevoli.
Tutto
viene calato in un contesto ed è all'interno di questo che possono
essere soddisfatti i bisogni dell'individuo.
mercoledì 9 luglio 2014
PIERO BERTOLINI
Piero
Bertolini (1931-2006)
Bertolini ha avuto come riferimento
culturale la Fenomenologia di Edmund Husserl.
Si
è interessato in particolare di infanzia e dei ragazzi difficili.
Ha sostenuto con forza che la Pedagogia è una scienza autonoma
capace di dialogare con le altre scienze. Da sempre ha sottolineato
lo stretto legame esistente tra pedagogia e politica.
Di
fondamentale importanza nel pensiero pedagogico di Bertolini è la
relazione. Ciascuno
esiste
all'interno di una relazione essere-con-altri.
Ed è nella relazione
educativa che l'adulto –
educatore -
attraverso un atto pedagogico, un'azione intenzionale,
consapevole, finalizza dei progetti capaci di possibili cambiamenti.
Interventi che devono essere appunto intenzionali per essere
educativi, perché solo se consapevoli risultano essere privi di
azioni irrazionali da parte di insegnanti e/o educatori che non hanno
una chiara finalità.
Il
percorso educativo secondo il pedagogista deve portare il
minore-studente ad essere in
relazione col mondo, ovvero con i suoi genitori, i docenti
scolastici, con la sua comunità. Dove sia lui l'attore attivo del
suo percorso. L'educatore deve solo indicare il modo per farlo
esprimere nella relazione con ciò che lo circonda, con il mondo.
Opere:
Fenomenologia e pedagogia (1958)
L’esistere pedagogico (1988)
Pedagogia fenomenologica (2001)
Giorgia (2001)
Educazione e politica (2003)
Ad armi pari (2005).
venerdì 4 luglio 2014
PAULE FREIRE
Paule Freire (1921 – 1997) pedagogista brasiliano.
Per Freire l'educazione è essenzialmente un lavoro di comunità, un processo che si articola nella e con la comunità. E' un percorso di acquisizione di conoscenze per favorire un cambiamento della condizione dell'uomo, della liberazione della persona dall'oppressione.
Coscientizzazione per il pedagogista brasiliano significa intraprendere percorsi di riflessioni che conducono alla conoscenza e quindi ad un cambiamento nel contesto sociale.
Lo spunto educativo offerto dal pensiero di Freire è anche il coinvolgimento di entrambi gli attori, servizi educativi e utenti, nella crescita e sviluppo di presa di coscienza critica dei problemi e delle risorse. E' l'azione partecipante. Gli operatori sociali (i "ricercatori") devono entrare in modo partecipativo, attivo, per comprendere la vita reale, il punto di vista di chi abita quel luogo, quella situazione. Solo così potranno comprendere prima e poi successivamente portare un supporto di aiuto.
Freire spinge al dialogo continuo tra le parti, affinchè si acquisisca
una mentalità nuova e delle competenze tecniche sempre migliori.
In tale contesto l'operatore sociale deve sviluppare azioni di empowerment che coinvolgano i soggetti e diano competenze sia sul piano individuali sia su quello comunitario.
LC
mercoledì 2 luglio 2014
CARL ROGERS
Carl Rogers come Educatore
Carl R. Rogers (1902 - 1987). Psicologo e Psichiatra statunitense.
Opere:
Psicoterapia di consultazione (1942);
La terapia centrata sul cliente (1951);
Potere personale. La forza interiore e il suo effetto rivoluzionario (1977)
I gruppi di incontro (1970)
Carl R. Rogers (1902 - 1987). Psicologo e Psichiatra statunitense.
Rogers appartiene alla corrente degli psicologi umanisti (Maslow, Fromm, May, ecc). Con la Terapia centrata sul cliente ha dato rilievo alla centralità della persona, alla sua soggettività, all'importanza della relazione dialogica.
Rogers come pedagogista ha posto l'attenzione sull'empatia nella relazione d'aiuto, all'ascolto attivo nei colloqui educativi e ponendo al centro la persona, ha dato ad essa la capacità e responsabilità di trovare risposte ai propri problemi.
Rogers come pedagogista ha posto l'attenzione sull'empatia nella relazione d'aiuto, all'ascolto attivo nei colloqui educativi e ponendo al centro la persona, ha dato ad essa la capacità e responsabilità di trovare risposte ai propri problemi.
Ma prima di tutto ciò Rogers afferma che per intraprendere un percorso educativo e/o terapeutico è necessario accettare l'altro, nella sua interezza.
Di fondamentale importanza è per Rogers anche un atteggiamento di autenticità, poiché da lì passa la comunicazione e il rapporto di fiducia.
L'apprendimento ricopre un ruolo determinante nel pensiero rogersiano: l'educatore deve aiutare l'individuo ad "imparare come imparare". L'educatore deve essere quindi un facilitatore.
Di fondamentale importanza è per Rogers anche un atteggiamento di autenticità, poiché da lì passa la comunicazione e il rapporto di fiducia.
L'apprendimento ricopre un ruolo determinante nel pensiero rogersiano: l'educatore deve aiutare l'individuo ad "imparare come imparare". L'educatore deve essere quindi un facilitatore.
Opere:
Psicoterapia di consultazione (1942);
La terapia centrata sul cliente (1951);
Potere personale. La forza interiore e il suo effetto rivoluzionario (1977)
I gruppi di incontro (1970)
lunedì 30 giugno 2014
ASCOLTO NELL'EDUCAZIONE
Parlare di educazione implica discutere anche di un tempo dedicato all'ascolto, all'interno di una dinamica dialogica, come modalità di comprensione e di accoglienza dell'altro.
Per l'educatore, per l'adulto che entri in una relazione, il primo passo, il passo determinante è saper ascoltare. In modo empatico, senza pregiudizi, condizionamenti che possano deviare l'attenzione dalla persona che si ha di fronte. Per questo l'ascolto non è un'attitudine facile e scontata. Ma appunto quando si presenta come un tempo difficile e talvolta lento, può e deve far pensare che per l'altro sia un momento importante.
Ascolto inteso come disponibilità di tempo da dedicare all'altro e spazio mentale non giudicante. Ascolto capace di sostenere esperienze o vissuti, a volte estremi e bizzarri, accettandoli ed accogliendoli per mostrare all'altro di essere con lui oltre che per lui.
Saper ascoltare l'altro allora include l'essere in grado di sostenere i contenuti dell'ascolto.
Sostenere i vissuti dell'altro premette l'aver intrapreso un percorso di rivisitazione e rielaborazione dei propri vissuti. Ciò comporta un costante lavoro introspettivo che l'educatore dovrebbe poter svolgere con il sostegno di una supervisione individuale e/o di gruppo.
Ascolto come rinuncia di qualcosa di sè per l'altro. Rinuncia del proprio tempo, della propria parola e del giudizio.
Bibliografia
- Marquet P.B, Carl rogers o la libertà della persona, Astrolabio, Roma 1972
- Duccio Demetrio, Educatori di professione, La Nuova Italia Firenze 1990
Luigi Cattaneo
Educatore professionale
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