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martedì 10 aprile 2018

SINDROME DI DOWN

LA SINDROME DI DOWN o TRISOMIA 21

La Sindrome di Down è una malattia genetica con la caratteristica di avere un cromosoma 21 in più rispetto alla normale coppia. Tra le malattie genetiche umane, la Sindrome di Down è la più diffusa.


IL BAMBINO DOWN A SCUOLA

All'interno della scuola, per bambino/a o ragazzo/a down è prevista la stesura del PEI. E' durante la progettazione che si osservano e valutano le problematiche che il minore porta con sé, ma sarà anche necessario conoscere le potenzialità che inevitabilmente egli possiede. Su queste capacità che si potrà andare a costruire un percorso il più possibile condiviso (tra gli attori coinvolti).

Un primo momento di attenzione è da porre nei passaggi di ciclo (infanzia-primaria; primaria-secondaria; ecc.) poiché essendo un soggetto con emotività fragile, necessita di un accompagnamento che sia il più possibile graduale nel nuovo ambito scolastico. Prima di iniziare il nuovo ciclo è importante quindi una serie di visite guidate all'interno della nuova scuola e la presentazione di quelle che diverranno le sue nuove figure di riferimento.


Fondamentale è inoltre conoscere e comprendere quali siano i desideri, le passioni che il bambino o ragazzo down possiede. Su queste si potrà andare a fare leva per innescare la motivazione necessaria per un buon percorso educativo all’interno dell’ambiente scolastico. Come sempre, e anche per lui, sono le passioni che motivano e spingono oltre il normale agire. Se ad esempio una ragazzina ha un particolare interesse per gli orecchini, questi (sotto forma d’immagini o altro) potranno essere utilizzati per operazioni matematiche.

Oltre la didattica usuale, è fondamentale trovare spazi e tempi per attuare anche percorsi che gli permetta di esprimere con il fare le proprie possibilità e le proprie abilità. Ciò gli offre un motivo di gratificazione immediata ma anche di accedere ad un percorso pensato verso un futuro di autonomia. Si rende necessario iniziare, quindi fin dalla scuola, a strutturare percorsi che portino il bambino down sulla strada di un apprendimento di quell’autonomia che gli servirà nella vita quotidiana e sociale. Si prenda il caso, ad esempio, di soggetti che difficilmente acquisiscono operazioni matematiche di somma o sottrazione con il denaro, si può comunque all’interno della scuola far imparare qual è l’esatto importo – quindi quali monete usare – per prendere un the, una merenda, un panino al distributore automatico.



Il bambino/a down talvolta appare oppositivo, tendenza questa che con l'età si attenua molto fino a scomparire. Tale caratteristica dipende dalla relazione educativa instauratasi con le figure adulte di riferimento (insegnanti, insegnanti di sostegno, educatore scolastico, ecc.), nonché da ciò che vuole comunicarci il bambino (carico di compiti eccessivo, stanchezza, contesto non gradito, ecc.). Comprendere tutto ciò è fondamentale per non focalizzare l'attenzione esclusivamente sul problema oppositività quale fosse una caratteristica da sopprimere o (mal)sopportare.



Riguardo l’integrazione, questa si ottiene anche affiancando un compagno di classe al soggetto down che lo possa aiutare al banco per fare un compito o in alcune occasioni nell'accompagnarlo in spostamenti all’interno della struttura, ecc. (in particolare quando non c’è la presenza dell’insegnante di sostegno o dell’educatore professionale). L’arricchimento umano sarà reciproco, per entrambi i bambini.