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lunedì 24 agosto 2015

PROGETTO EDUCATIVO - Le premesse

LE PREMESSE DI UN PROGETTO EDUCATIVO

Progettare nella sua radice etimologica significa “gettare avanti” .
Progettare è volere dare delle risposte ad una domanda, per cambiare una determinata situazione.


CAMBIAMENTO

È dunque il cambiamento il nodo centrale del progetto. Cambiamento che può essere inteso talvolta anche come mantenimento di determinate situazioni (es. abilità acquisite)

Nella progettazione ci sono essenzialmente due modelli culturali di riferimento: quello scientifico/lineare e quello complesso.
Nel modello culturale complesso si dà importanza soprattutto al processo di micro-scelte.
Le micro-scelte nascono poiché non tutto ciò che succede nel quotidiano è governabile.
Il cambiamento è spesso irregolare, discontinuo ed incoerente; talvolta capitano eventi non prevedibili che modificano il percorso pre-visto. La realtà quindi procede per concatenazioni che noi non sempre riusciamo a controllare; si è all'interno di un percorso che non è mai lineare.

INTERROGARSI SULLA REALTA'
All'inizio del percorso, dovremmo riflettere sul problema di “interrogare il reale”, ovvero dovremo farci delle domande sulle persone (utenti, minori, alunni, ecc) sulle quali si definiranno obiettivi e finalità del progetto.
E' importante capire quali sono le nostre rappresentazioni sul problema per entrare in contatto con le rappresentazioni altrui. Quale visione hanno gli altri del proprio bisogno, come lo vivono?

Fare un progetto è riflettere su una necessità, una domanda e dare a questa una risposta. Progettare è poi avere la ragionevole flessibilità per ripensare e ridefinire se è il caso, obiettivi e metodologie d'intervento anche durante il percorso educativo, ovvero anche dopo la stesura del progetto stesso. 

Il minore prima di tutto, prima di ogni teorica previsione.


L.C.

mercoledì 24 giugno 2015

L'EDUCATORE ALL'INTERNO DELLA SCUOLA


L'Educatore professionale, all'interno di contesti scolastici, solitamente presta aiuto a minori con disturbi di carattere comportamentale e/o relazionale (ADHD, Disturbo oppositivo provocatorio, ecc.).

Insegnare ed educare devono complementarsi abilmente
Vi sono situazioni dove il minore usufruisce di Sostegno scolastico, altre in cui l'unica figura di supporto è l'Educatore.
Nel primo caso l'educatore deve con-frontarsi con la figura di sostegno, cercando con essa di rendere possibile una presa in carico globale del bambino. La figura educativa dovrà interagire efficacemente anche con il responsabile di sezione (o classe) e con gli insegnanti con i quali andrà a collaborare.

Mentre la figura di sostegno si occupa prevalentemente di didattica, quella educativa - per sua natura - lavorerà in prevalenza su aspetti dell'alunno quali la relazione interpersonale, il comportamento, i vissuti emotivi, le aspettative, i bisogni e i desideri. Sicuramente l'educatore andrà ad integrare anche l'aspetto didattico, ma come uno dei vari momenti dell'incontro all'interno dell'ambiente scuola.
Educatori e insegnanti differiscono per mansioni, ma lavorano insieme su alcuni obiettivi e sulle finalità ultime dell'intervento, che devono essere con-divise. Una cooperazione che presuppone un confronto periodico, per verificare il progetto e l'andamento della situazione.



La costante fondamentale delle attività - siano esse didattiche siano più ludiche, creative e/o espressive - è il dialogo e quindi l'ascolto dell'altro, che l'educatore deve sempre saper prestare. Per far emergere vissuti, emozioni, tensioni positive e negative e poterle rielaborare insieme, dando un senso alle esperienze, alle istanze che spesso la persona (il minore in questione) fatica a trovare.
Insegnare ed educare devono complementarsi abilmente. Se insegnare è portare il mondo esterno (conoscenze, informazioni) dentro la persona, l'educare (educere) è tirare fuori, far emergere dal mondo interiore le emozioni, le abilità, ecc. per far meglio esprimere il soggetto. Entrambi i ruoli con la finalità di far crescere meglio la persona, ampliando il proprio mondo possibile.


Luigi Cattaneo
Educatore professionale

domenica 17 agosto 2014

ASSISTENZA DOMICILIARE MINORI

ADM: Assistenza Domiciliare per Minori

L'educativa domiciliare si differenzia da molti altri interventi, principalmente perchè l'operatore svolge l'intervento direttamente nel luogo in cui la persona vive quotidianamente.
L'educatore recandosi dal minore si inserisce nel suo contesto quotidiano e comunitario, nella famiglia e nelle reti sociali. L'educatore che lavora in una ADM, non svolge mai una relazione esclusivamente duale con il bambino o ragazzo: lavora contemporaneamente anche con il contesto: con la famiglia e le reti annesse. Entrare nella famiglia è entrare in un sistema culturale e sociale da scoprire e accettare, se si vuole progettare insieme percorsi di cambiamento o sostegno al minore.
Entrare a domicilio è quindi entrare in un ambiente socio-culturale ben strutturato e radicato che per essere rispettato, deve prima essere compreso dall'interno.
Non avendo una struttura che garantisca e tuteli costantemente l'operatore (e l'utente), conquistare fiducia è il primo ed essenziale passo, poiché oltre i colloqui di presentazione con l'Assistente sociale, l'azione educativa si svolge lontano da protezioni dirette ed immediate.
Soltanto con una relazione autentica, coerente e carica di fiducia, pur mantenendo le asimmetrie dei diversi attori in gioco, si formano le basi per un processo educativo il più possibile condiviso  da tutti i protagonisti in gioco e per questo con maggior probabilità di successo.

Luigi Cattaneo
Educatore professionale

martedì 29 luglio 2014

PSICOLOGIA DI COMUNITA'

PSICOLOGIA DI COMUNITA' come METODOLOGIA DELL'INTERVENTO EDUCATIVO

La Psicologia di Comunità tenta di ragionare sulla complessità dell'inter-relazione che sussiste tra le persone, il loro contesto e i sistemi sociali di cui fanno parte.
La Psicologia di Comunità si propone di migliorare la qualità di vita delle persone proprio agendo sulla relazione tra la persona ed il suo ambiente. I concetti chiave di questo approccio psicologico sono:
  • Senso di comunità;
  • Sostegno sociale;
  • Mutuo e auto – aiuto.
Lo psicologo Stanley Murrell sottolinea l'importanza di poter partecipare al proprio benessere (benessere, che non è un dato assoluto). Una variabile fondamentale per costruire il benessere è il potere, che è presente inevitabilmente tra persone e sistemi, di cui si dovrebbe essere consapevoli.
Tutto viene calato in un contesto ed è all'interno di questo che possono essere soddisfatti i bisogni dell'individuo. 

lunedì 30 giugno 2014

ASCOLTO NELL'EDUCAZIONE


Parlare di educazione implica discutere anche di un tempo dedicato all'ascolto, all'interno di una dinamica dialogica, come modalità di comprensione e di accoglienza dell'altro.

Per l'educatore, per l'adulto che entri in una relazione, il primo passo, il passo determinante è saper ascoltare. In modo empatico, senza pregiudizi, condizionamenti che possano deviare l'attenzione dalla persona che si ha di fronte. Per questo l'ascolto non è un'attitudine facile e scontata. Ma appunto quando si presenta come un tempo difficile e talvolta lento, può e deve far pensare che per l'altro sia un momento importante.

Ascolto inteso come disponibilità di tempo da dedicare all'altro e spazio mentale non giudicante. Ascolto capace di sostenere esperienze o vissuti, a volte estremi e bizzarri, accettandoli ed accogliendoli per mostrare all'altro di essere con lui oltre che per lui.
Saper ascoltare l'altro allora include l'essere in grado di sostenere i contenuti dell'ascolto.

Sostenere i vissuti dell'altro premette l'aver intrapreso un percorso di rivisitazione e rielaborazione dei propri vissuti. Ciò comporta un costante lavoro introspettivo che l'educatore dovrebbe poter svolgere con il sostegno di una supervisione individuale e/o di gruppo.

Ascolto come rinuncia di qualcosa di sè per l'altro. Rinuncia del proprio tempo, della propria parola e del giudizio.


Bibliografia
- Marquet P.B, Carl rogers o la libertà della persona, Astrolabio, Roma 1972
- Duccio Demetrio, Educatori di professione, La Nuova Italia Firenze 1990

Luigi Cattaneo
Educatore professionale