mercoledì 24 giugno 2015

L'EDUCATORE ALL'INTERNO DELLA SCUOLA


L'Educatore professionale, all'interno di contesti scolastici, solitamente presta aiuto a minori con disturbi di carattere comportamentale e/o relazionale (ADHD, Disturbo oppositivo provocatorio, ecc.).

Insegnare ed educare devono complementarsi abilmente
Vi sono situazioni dove il minore usufruisce di Sostegno scolastico, altre in cui l'unica figura di supporto è l'Educatore.
Nel primo caso l'educatore deve con-frontarsi con la figura di sostegno, cercando con essa di rendere possibile una presa in carico globale del bambino. La figura educativa dovrà interagire efficacemente anche con il responsabile di sezione (o classe) e con gli insegnanti con i quali andrà a collaborare.

Mentre la figura di sostegno si occupa prevalentemente di didattica, quella educativa - per sua natura - lavorerà in prevalenza su aspetti dell'alunno quali la relazione interpersonale, il comportamento, i vissuti emotivi, le aspettative, i bisogni e i desideri. Sicuramente l'educatore andrà ad integrare anche l'aspetto didattico, ma come uno dei vari momenti dell'incontro all'interno dell'ambiente scuola.
Educatori e insegnanti differiscono per mansioni, ma lavorano insieme su alcuni obiettivi e sulle finalità ultime dell'intervento, che devono essere con-divise. Una cooperazione che presuppone un confronto periodico, per verificare il progetto e l'andamento della situazione.



La costante fondamentale delle attività - siano esse didattiche siano più ludiche, creative e/o espressive - è il dialogo e quindi l'ascolto dell'altro, che l'educatore deve sempre saper prestare. Per far emergere vissuti, emozioni, tensioni positive e negative e poterle rielaborare insieme, dando un senso alle esperienze, alle istanze che spesso la persona (il minore in questione) fatica a trovare.
Insegnare ed educare devono complementarsi abilmente. Se insegnare è portare il mondo esterno (conoscenze, informazioni) dentro la persona, l'educare (educere) è tirare fuori, far emergere dal mondo interiore le emozioni, le abilità, ecc. per far meglio esprimere il soggetto. Entrambi i ruoli con la finalità di far crescere meglio la persona, ampliando il proprio mondo possibile.


Luigi Cattaneo
Educatore professionale

martedì 28 aprile 2015

BES - BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI

BES (Bisogni Educativi Speciali) raggruppa tre problematiche:

- Disabilità certificata (Legge 104/92)
- Disturbi Evolutivi Speciali (DSA, ADHD....) hanno come riferimento normativo la Legge 170/2010
- Svantaggio (socio-culturale, ...)





NORMATIVE DI RIFERIMENTO:

Decreto Ministeriale 12 Luglio 2011 (pdf)

LINEE GUIDA PER IL DIRITTO ALLA STUDIO DEGLI STUDENTI CON DISTURBI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO (DSA) - Allegate al Decreto Ministeriale 12 luglio 2011 (pdf)
Art. 2 -  Individuazione di alunni e studenti con DSA;   Art. 3 - Linee guida;  Art. 4 - Misure educative e didattiche;  Art. 5 - Interventi didattici individualizzati e personalizzati;  Art. 6 - Forme di verifica e di valutazione;  Art. 7 - Interventi per la formazione;  Art. 8 - Centri Territoriali di Supporto;  Art. 9 - Gruppo di lavoro nazionale

SRUMENTI DI INTERVENTO PER ALUNNI CON BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI (BES) E ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE PER L'INCLUSIONE SCOLASTICA - Direttiva Ministeriale 27 dicembre 2012 (pdf)
1. BES: i  Bisogni Educativi Speciali
1.2 Alunni DSA
1.3 Alunni ADHD
1.4 Funzionamento cognitivo limite
1.5 Adozione di strategie di intervento per BES
1.6 Formazione
 
2.      Organizzazione territoriale per l’ottimizzazione dell’inclusione scolastica
2.1 I CTS – Centri Territoriali di Supporto
2.2 Funzione dei Centri Territoriali di Supporto
2.3 Regolamento dei CTS

ADHD - NOTA Miur alla Circolare n° 4089 del 15 giugno 2010
con oggetto “PDP per alunni con ADHD” (in pdf)

PDP o PEI per STUDENTI ADHD: CHIARIMENTI - Circolare (pdf)

domenica 17 agosto 2014

ASSISTENZA DOMICILIARE MINORI

ADM: Assistenza Domiciliare per Minori

L'educativa domiciliare si differenzia da molti altri interventi, principalmente perchè l'operatore svolge l'intervento direttamente nel luogo in cui la persona vive quotidianamente.
L'educatore recandosi dal minore si inserisce nel suo contesto quotidiano e comunitario, nella famiglia e nelle reti sociali. L'educatore che lavora in una ADM, non svolge mai una relazione esclusivamente duale con il bambino o ragazzo: lavora contemporaneamente anche con il contesto: con la famiglia e le reti annesse. Entrare nella famiglia è entrare in un sistema culturale e sociale da scoprire e accettare, se si vuole progettare insieme percorsi di cambiamento o sostegno al minore.
Entrare a domicilio è quindi entrare in un ambiente socio-culturale ben strutturato e radicato che per essere rispettato, deve prima essere compreso dall'interno.
Non avendo una struttura che garantisca e tuteli costantemente l'operatore (e l'utente), conquistare fiducia è il primo ed essenziale passo, poiché oltre i colloqui di presentazione con l'Assistente sociale, l'azione educativa si svolge lontano da protezioni dirette ed immediate.
Soltanto con una relazione autentica, coerente e carica di fiducia, pur mantenendo le asimmetrie dei diversi attori in gioco, si formano le basi per un processo educativo il più possibile condiviso  da tutti i protagonisti in gioco e per questo con maggior probabilità di successo.

Luigi Cattaneo
Educatore professionale

martedì 29 luglio 2014

PSICOLOGIA DI COMUNITA'

PSICOLOGIA DI COMUNITA' come METODOLOGIA DELL'INTERVENTO EDUCATIVO

La Psicologia di Comunità tenta di ragionare sulla complessità dell'inter-relazione che sussiste tra le persone, il loro contesto e i sistemi sociali di cui fanno parte.
La Psicologia di Comunità si propone di migliorare la qualità di vita delle persone proprio agendo sulla relazione tra la persona ed il suo ambiente. I concetti chiave di questo approccio psicologico sono:
  • Senso di comunità;
  • Sostegno sociale;
  • Mutuo e auto – aiuto.
Lo psicologo Stanley Murrell sottolinea l'importanza di poter partecipare al proprio benessere (benessere, che non è un dato assoluto). Una variabile fondamentale per costruire il benessere è il potere, che è presente inevitabilmente tra persone e sistemi, di cui si dovrebbe essere consapevoli.
Tutto viene calato in un contesto ed è all'interno di questo che possono essere soddisfatti i bisogni dell'individuo. 

mercoledì 9 luglio 2014

PIERO BERTOLINI


Piero Bertolini (1931-2006)
Bertolini ha avuto come riferimento culturale la Fenomenologia di Edmund Husserl.
Si è interessato in particolare di infanzia e dei ragazzi difficili. Ha sostenuto con forza che la Pedagogia è una scienza autonoma capace di dialogare con le altre scienze. Da sempre ha sottolineato lo stretto legame esistente tra pedagogia e politica.
Di fondamentale importanza nel pensiero pedagogico di Bertolini è la relazione. Ciascuno esiste all'interno di una relazione essere-con-altri. Ed è nella relazione educativa che l'adulto – educatore - attraverso un atto pedagogico, un'azione intenzionale, consapevole, finalizza dei progetti capaci di possibili cambiamenti. Interventi che devono essere appunto intenzionali per essere educativi, perché solo se consapevoli risultano essere privi di azioni irrazionali da parte di insegnanti e/o educatori che non hanno una chiara finalità.

Il percorso educativo secondo il pedagogista deve portare il minore-studente ad essere in relazione col mondo, ovvero con i suoi genitori, i docenti scolastici, con la sua comunità. Dove sia lui l'attore attivo del suo percorso. L'educatore deve solo indicare il modo per farlo esprimere nella relazione con ciò che lo circonda, con il mondo.


Opere:
Fenomenologia e pedagogia (1958)
L’esistere pedagogico (1988)
Pedagogia fenomenologica (2001)
Giorgia  (2001)
Educazione e politica (2003)
Ad armi pari  (2005).

venerdì 4 luglio 2014

PAULE FREIRE

Paule Freire (1921 – 1997)  pedagogista brasiliano.

Per Freire l'educazione è essenzialmente un lavoro di comunità, un processo che si articola nella e con la comunità. E' un percorso di acquisizione di conoscenze per favorire un cambiamento della condizione dell'uomo, della liberazione della persona dall'oppressione.

Coscientizzazione per il pedagogista brasiliano significa intraprendere percorsi di riflessioni che conducono alla conoscenza e quindi ad un cambiamento nel contesto sociale.
Lo spunto educativo offerto dal pensiero di Freire è anche il coinvolgimento di entrambi gli attori, servizi educativi e utenti, nella crescita e sviluppo di presa di coscienza critica dei problemi e delle risorse. E' l'azione partecipante. Gli operatori sociali (i "ricercatori") devono entrare in modo partecipativo, attivo, per comprendere la vita reale, il punto di vista di chi abita quel luogo, quella situazione. Solo così potranno comprendere prima e poi successivamente portare un supporto di aiuto.


Freire spinge al dialogo continuo tra le parti, affinchè si acquisisca una mentalità nuova e delle competenze tecniche sempre migliori.
In tale contesto l'operatore sociale deve sviluppare azioni di empowerment che coinvolgano i soggetti e diano competenze sia sul piano individuali sia su quello comunitario.

LC

mercoledì 2 luglio 2014

CARL ROGERS

Carl Rogers come Educatore

Carl R. Rogers (1902 - 1987). Psicologo e Psichiatra statunitense.

Rogers appartiene alla corrente degli psicologi umanisti (Maslow, Fromm, May, ecc). Con la Terapia centrata sul cliente ha dato rilievo alla centralità della persona, alla sua soggettività, all'importanza della relazione dialogica.

Rogers come pedagogista ha posto l'attenzione sull'empatia nella relazione d'aiuto, all'ascolto attivo nei colloqui educativi e ponendo al centro la persona, ha dato ad essa la capacità e responsabilità di trovare risposte ai propri problemi.
Ma prima di tutto ciò Rogers afferma che per intraprendere un percorso educativo e/o terapeutico è necessario accettare l'altro, nella sua interezza.




Di fondamentale importanza è per Rogers anche un atteggiamento di autenticità, poiché da lì passa la comunicazione e il rapporto di fiducia.
L'apprendimento ricopre un ruolo determinante nel pensiero rogersiano: l'educatore deve aiutare l'individuo ad "imparare come imparare". L'educatore deve essere quindi un facilitatore.

Opere:
Psicoterapia di consultazione (1942);  
La terapia centrata sul cliente (1951);  
Potere personale. La forza interiore e il suo effetto rivoluzionario (1977)
I gruppi di incontro (1970)



lunedì 30 giugno 2014

ASCOLTO NELL'EDUCAZIONE


Parlare di educazione implica discutere anche di un tempo dedicato all'ascolto, all'interno di una dinamica dialogica, come modalità di comprensione e di accoglienza dell'altro.

Per l'educatore, per l'adulto che entri in una relazione, il primo passo, il passo determinante è saper ascoltare. In modo empatico, senza pregiudizi, condizionamenti che possano deviare l'attenzione dalla persona che si ha di fronte. Per questo l'ascolto non è un'attitudine facile e scontata. Ma appunto quando si presenta come un tempo difficile e talvolta lento, può e deve far pensare che per l'altro sia un momento importante.

Ascolto inteso come disponibilità di tempo da dedicare all'altro e spazio mentale non giudicante. Ascolto capace di sostenere esperienze o vissuti, a volte estremi e bizzarri, accettandoli ed accogliendoli per mostrare all'altro di essere con lui oltre che per lui.
Saper ascoltare l'altro allora include l'essere in grado di sostenere i contenuti dell'ascolto.

Sostenere i vissuti dell'altro premette l'aver intrapreso un percorso di rivisitazione e rielaborazione dei propri vissuti. Ciò comporta un costante lavoro introspettivo che l'educatore dovrebbe poter svolgere con il sostegno di una supervisione individuale e/o di gruppo.

Ascolto come rinuncia di qualcosa di sè per l'altro. Rinuncia del proprio tempo, della propria parola e del giudizio.


Bibliografia
- Marquet P.B, Carl rogers o la libertà della persona, Astrolabio, Roma 1972
- Duccio Demetrio, Educatori di professione, La Nuova Italia Firenze 1990

Luigi Cattaneo
Educatore professionale

sabato 1 giugno 2013

BAMBINI CARATTERIALI

CARATTERISTICHE  dei bambini con Disturbi caratteriali.

Nello schema sottostante sono riportati in sintesi i sintomi che caratterizzano i bambini e/o adolescenti con problematiche di:

- Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività ADHD
- Disturbo della Condotta;
- Disturbo Oppositivo Provocatorio. 

- GUIDA PER GLI INSEGNANTI CHE HANNO BAMBINI IPERATTIVI (Regione Lombardia-Erikson). Strategie educative. 
Pdf scaricabile.


venerdì 24 maggio 2013

DISTURBO della CONDOTTA

Nel Disturbo della Condotta sono presenti dei modelli di comportamento caratterizzati da una condotta con continue violazioni di norme sociali e di diritti altrui.

E' Molto importante considerare il tipo di esordio:
- esordio in adolescenza, nella maggior parte dei soggetti il disturbo scompare in età adulta;
- esordio nella fanciullezza (prima dei 10 anni) con un decorso più difficile e complesso del disturbo nell'adultità.




Qui uno schema che ne sintetizza le caratteristiche: